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Questa sera grande partita allo stadio Olimpico, ovviamente a porte chiuse, si giocherà il match Lazio Bayern Monaco, la partita degli ottavi di finale della Champions League. Entrambi sono gli unici Club imbattuti in questa stagione di Champions League, come loro solamente il Chelsea e il Manchester City.

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Sarà pure un Bayern Monaco che perde pezzi (anche se recupera Boateng, non poco) e che nelle ultime due partite di Bundesliga ha raccolto solo un punto ma per trasformare l’Olimpico da teatro degli incubi a teatro dei sogni, serve soprattutto “umiltà”. Nella sequela di parole chiave che a ogni vigilia Simone Inzaghi decanta come Cicerone, questa la utilizza solo per i mostri da ultimo quadro.

In casa Lazio, la vigilia della sfida contro il Bayern è stata vissuta in una duplice veste psicologica: da un lato tanta “emozione” per la chance di poter competere contro la squadra più forte al mondo e giocarsi un ottavo di Champions che mancava da vent’anni (esattamente, in campo c’era anche Inzaghi), dall’altra il timore/terrore di andare incontro a uno sfracello calcistico. Perché partite come quella che attendono i biancocelesti stasera, al di la del discorso qualificazione, conservano dentro anche un potenziale che puoi conoscere solo dopo il fischio finale: puoi vincere e sei alle stelle, puoi perdere e sei fuori.

Ma puoi perdere pure male, come fecero i cugini della Roma qualche anno fa rimediandone sette in un solo colpo. E nella Roma laziale tutti lo ricordano con scherno ma ora anche qualche ala biancoceleste inizia a tremare. Perché a quel punto la sconfitta diventa un thriller. Che la Lazio non vuole vivere. Simone Inzaghi ha capito già tanto, quasi tutto, anche della Champions nonostante il suo primo anno da allenatore nell’Europa che conta.

Anche lui vive quel doppio pensiero che da un lato gli regala la possibilità di continuare a esportare in Europa il suo modello Lazio che è diventato oggetto di studio anche all’estero e regala perle come «anche molti miei giocatori ormai hanno acquisito un’esperienza importante a forza di giocare finali», alludendo a Supercoppe e Coppe Italia. Ma sa bene (si spera) che un ottavo di Champions contro i campioni d’Europa e del mondo in carica non è la stessa cosa e che il Bayern non solo non sarà una passeggiata ma probabilmente sarà una vera e propria scalata dell’Everest. «Cercheremo di essere spensierati anche se c’è il rischio di essere un po’ contratti», avverte.

Umilmente e saggiamente, poi l’ha detto chiaramente: «Vogliamo fare una partita che ci consenta di rimanere aggrappati alla qualificazione, giochiamo contro una squadra ingiocabile»: ha ammesso. Anche se poi ha sottolineato che «anche in passato quando ci davano sfavoriti poi ce la siamo giocata con tutti. Dovremo fare del nostro meglio in una partita lunga 180’». E come esci dal campo ancora vivo contro una squadra “ingiocabile”? C’è chi attacca a testa bassa (e spesso fa la fine della Roma nel 2014), chi si difende per prenderne il meno possibile (ricordate come si mise Rudi Garcia nel ritorno a Monaco dopo l’1-7? Ma comunque finì 2-0 per il Bayern) e chi invece pensa al suo ma con accortezza nonostante l’andata in casa ti dica che la miglior difesa è l’attacco.

Inzaghi è nel mezzo e sicuramente delle presunte magagne di un Bayern che arriva nella Capitale nel suo momento peggiore, non si fida per niente: «Più che cercare i punti deboli in una squadra così forte, sto lavorando sulle caratteristiche della mia squadra. La affronteremo con spensieratezza e umiltà, sapendo che dovremo fare il massimo come abbiamo sempre fatto». Si badi bene, spesso Inzaghi ha parlato di “spensieratezza” ma poi in campo è seguita una Lazio molto prudente e pronta a colpire in contropiede, magari puntando sulla velocità di un Lazzari che torna riposato dalla squalifica.

Poi, di assi nella manica per gestire il possesso ne ha: Luis Alberto e Milinkovic-Savic in primis, uno dei migliori play d’Italia (Leiva) in regia e il nuovo Re, Ciro, che a forza di gol è tornato a far parlare di sé anche nell’irriconoscente terra tedesca. «Sarà una bellissima emozione – chiude Inzaghi -, è anche il coronamento di questi 5 anni di lavoro, la ciliegina sulla torta. Ci giocheremo questa partita nel migliore dei modi, con la spensieratezza giusta ma anche con la solita umiltà che ci contraddistingue». Difficilmente sarà il remake della Lazio-show vista col Dortmund (troppo diversi gli spessori dei due avversari) ma i biancocelesti sono una famiglia in cui ognuno è pronto a soffrire, su questo Inzaghi è in una botte di ferro. In ballo ci sono anche altri valori, come la resilienza e la capacità di starci dentro per tutti i 180’. Primo ordine, quindi, resta lo stesso: non prenderle. Poi palla a Ciro e chissà.

Toc toc, in casa Lazio c’è qualcuno che ha già sovvertito i pronostici contro il Bayern. L’ha fatto a distanza, Ciro Immobile, mettendosi lo scorso anno alle spalle il bomber dei bomber Robert Lewandkowski nella corsa alla Scarpa d’Oro e ora finalmente lo affronterà dal vivo: «Sono i due più forti in questo momento», sorride Simone Inzaghi. Si stringeranno la mano e si faranno i complimenti a vicenda, magari a fine match si scambieranno la maglia. Ma durante i 180’ di questo special Ciro-Bayern, Immobile vuole fare la differenza come contro il Borussia Dortmund, anche se poi precisa: «Ma io contro i tedeschi non ho nulla».

Pensa a se stesso, alla “sua” Lazio. Per cui «è giusto considerare questa sfida un premio. Affrontare i migliori ti dà sempre più soddisfazione e motivazioni. Sarà una partita difficilissima. Cercheremo di fare del nostro meglio in entrambe le sfide, sapendo di non dover cambiare il nostro stile di gioco«: ha ammesso alla Uefa l’attaccante, aggiungendo poi in conferenza stampa che la vittoria della Scarpa d’Oro mettendosi dietro fenomeni come Lewa e Cr7 «resterà nella storia». La vera forza del bomber però è sempre stata quella del saper volare basso e guardare sempre gli altri per migliorare: «Di Lewandowski mi piace che non è mai soddisfatto. Ogni anno cerca di migliorare e di superare i suoi limiti, anche se è già un giocatore eccezionale. È un attaccante completo. Credo che ora sia il centravanti più forte del mondo, quindi dovremo stare molto attenti. È stato incredibile batterlo nella Scarpa d’Oro. Sfidare grandi giocatori come lui e Ronaldo mi rende molto felice».


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