Scopriamo chi è Drusilla Foer: età, Gianluca Gori, uomo o donna, vero nome, marito, moglie, compagno, figli e Sanremo 2022

Sarà una delle presentatrici durante Sanremo, accanto a icone del cinema come Ornella Muti e Sabrina Ferilli. Drusilla è sicuramente una delle più grandi sorprese dell’Amadeus Festival di quest’anno su Rai uno – un festival che va dal 1 al 3 febbraio – che da anni ormai sta allargando i suoi orizzonti. Chi è davvero Drusilla Foer? Sembra essere un’attrice, ma cos’altro?

L’attrice, cantante e ora anche web star si unirà ad Amadeus per la terza serata del festival il venerdì sera. Si farà conoscere a più persone in generale dirigendo un’orchestra da dietro uno schermo che recita “en travesti”.

Drusilla sarebbe un alter ego dell’attore fiorentino Gianluca Gori. È stata creata in suo onore, e rappresenta una nobildonna toscana che usa il suo fascino per sedurre tutti quelli che la circondano. Drusilla sarebbe anche chiamata la Signora Confetti poiché questo personaggio è stato originariamente interpretato da Maurizio Ferrini nella serie televisiva italiana degli anni ’80 La donna dei ciliegi.

Drusilla ha raggiunto la notorietà soprattutto durante l’isolamento, quando ha fatto circolare sui social media alcuni video che hanno divertito la gente. Drusilla ha anche fatto una tournée con lo spettacolo teatrale ‘Eleganzissima’ e ha partecipato a diversi film di Ferzan Ozpetek- ma ancora di più a spettacoli televisivi.

Drusilla Foer era precedentemente sposata con un uomo che ha descritto come “un terribile texano”. Si sono poi separati e Drusilla Foer si è risposata. Il suo nuovo marito è il belga Hervé Dufur, che è il discendente di uno dei membri della sua famiglia – il lato di sua madre – che ha vissuto in Francia durante la seconda guerra mondiale.

Il marito è però improvvisamente morto: attualmente, è infatti vedova e non ha avuto altre relazioni. Nel corso di un’intervista, ha raccontato com’è nata l’idea di diventare Drusilla. “Quando ho scoperto un personaggio così chiaro, così libero“, ha infatti detto lui, “ho pensato che tutti dovessero conoscerla e ho spinto la signora a farsi più visibile“. Come rivelato dallo stesso, il nome Drusilla sarebbe stato scelto dopo una notte di amore in America, a bordo di un battello chiamato appunto Drusilla.

L’omaggio a Mattarella, il treno infinito delle 25 canzoni in gara, Cesare Cremonini che se li mangia tutti, Drusilla Foer al fianco di Amadeus, una scelta rivoluzionaria per lo spettacolo televisivo più nazionalpopolare. La terza serata del Festival di Sanremo lascia meno spazio all’intrattenimento, tantissima musica, ma anche l’impegno civile di Roberto Saviano. Amadeus il patriota ha acceso le luci con l’omaggio al rieletto Mattarella: una vera sviolinata (ci pensa l’orchestra) per il presidente della Repubblica a cui il conduttore dedica «Grande grande grande» di Mina («come te, sei grande solamente tu»).

Intelligente, ironica, il dubbio come approccio alla realtà che in tempi di tuttologi è un segno di salutare apertura mentale. Gianluca Gori nasce come fotografo toscano, ma poi si è trovato meglio nel suo alter ego, Drusilla, anziana e ricca vedova fiorentina, pungente e glamour. Un personaggio nato sul web e poi arrivato a riempireiteatri con i suoi spettacoli. E ieri sul palco più importante di tutti. Drusilla scende le scale e pretende di cantare, quando capisce che non è il caso protesta: «Se sapevo che dovevo fare la valletta mi mettevo qualcosa di scosciato, ho un koala tatuato proprio qua». Altro che farfallina di Belén.

Non riesce nemmeno a credere che Amadeus sia il direttore artistico del baraccone, si appella al direttore di Rai1 Coletta, gli promette «dei bacini» per sbloccare la situazione. Poi si rassegna a introdurre un cantante vero, Massimo Ranieri. Quando si rivede, Drusilla si presenta nei panni di Zorro: «Volevo tranquillizzare quelli che temevano una donna en travesti, così mi sono travestita da uomo». Ha la battuta pronta: «Se vuole Amadeus le affetto un pezzo di naso, tanto ne rimane ancora un bel po’». Si toglie la maschera e graffia: «Tranquillo, non mi spoglio completamente, se no potrei mostrare grandi sorprese».

Forse le sfugge pure un’imprecazione, ma in attesa del Var dei social non è che se ne siano accorti in molti. Insomma le bastano pochi minuti per esibire una personalità profonda e una presenza scenica nient’affatto banale. Poco sfruttata Ornella Muti, troppo fragile Lorena Cesarini, delle tre co-conduttrici salite all’Ariston finora è quella che, senza storia, ha convinto di più. Prima di debuttare sul palco si era commossa con delicatezza: «Grazie di avermi da to questa possibilità che mi emoziona e diverte. E mi fa provare tenerezza verso me stessa, un sentimento che mi piace». Drusilla l’impegnata, femminista ma non a prescindere: «Sarebbe molto ganzo avere delle donne conduttrici al Festival. Ammesso che la signora prescelta sia brava nel farlo perché io sono prima di tutto per la meritocrazia. E vado oltre, perché non un Papa donna?». Aveva risposto così a chi aveva giudicato transfobica la performance di Checco Zalone: «Checco ha fatto un’operazione molto forte, ha voluto smuovere le acque e laddove ci sono acque smosse sono sempre contenta, significa una tv irrorata di civiltà e di positività»

Non solo Drusilla Foer, ancora impegno civile con Roberto Saviano e la sua orazione dedicata a Falcone e Borsellino nel trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio. L’Ariston si alza in piedi
per omaggiare i due magistrati «simbolo del coraggio di cambiare e di andare contro gli haters, loro che sono stati sommersi dagli odiatori, gente che li delegittimava, che creava diffidenza in chi credeva in loro. Falcone e Borsellino sono stati screditati e ricoperti di fango, accusati di spettacolarizzare le imprese dei giudici antimafia». Quindi Saviano ricorda Rita Atria, testimone di giustizia che si è uccisa a 17 anni, lasciata sola, «che ha rinunciato alla propria libertà e con la sua scelta in favore della legalità ha cambiato la propria vita e quella di chi gli stava accanto». Chiude lanciando un appello alla politica che ormai non parla più di mafie, «un silenzio che fa male a chi le contrasta». Un’atmosfera irreale, spezzata alla fine dall’applauso del pubblico. Intanto l’Amadeus 3 quanto ad ascolti viaggia più forte delle due precedenti edizioni: la seconda serata è stata vista da 11.320.000 spettatori (con il 55,8% di share). Un dato notevole per due aspetti. Perché storicamente la serata di debutto è più seguita di quella successiva e perché per trovare un dato di share più alto bisogna risalire al 1995, praticamente il paleolitico della tv.


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